lunedì 28 gennaio 2013

Un po' caso un po' causa


Gli anelli offrono possibilità di sperimentazione che altri tipi di monili non consentono. Innanzitutto sono pezzi unici: non due, come con gli orecchini, dove lavori con il terrore di non saper rifare l'altro uguale. Poi sono abbastanza "veloci" da realizzare, per lo meno rispetto a ornamenti come le collane dove si passano ore solo per fare tutti i nodini da orefice necessari. E infine sono sufficientemente piccoli da poter essere immersi in qualsiasi tipo di soluzione si voglia sperimentare per conferire loro quei disegni che, un paio di post or sono, sostenevo che solo il caso e "gli elementi" possono conferire loro.
Eppure ci sono dei momenti in cui si riesce a "guidare" il caso e a farlo diventare qualcosa di riconoscibile, qualcosa che si aveva in mente ma non si sapeva come ottenere, se non che per tentativi. E' in questo modo che è venuto fuori questo anello:

ONDA SU ONDA. Anello in rame forgiato a mano ossidato blu/satinato

Ed è così che, il caso, diventa causa.

sabato 26 gennaio 2013

Verderame

Uno dei monumenti più famosi di Napoli è il monastero di Santa chiara. Di fondazione angioina, il complesso è costituito da un'imponente chiesa a navata unica e da un insieme di chiostri di differente tipologia e profondità storica. Nel corso dei secoli gli interni della spoglia chiesa gotica si arricchirono di affreschi e stucchi barocchi che contribuirono a consolidare il monumento come una delle emergenze storiche di maggior rilievo nella città.
Il 4 agosto del 1943, però, i bombardamenti degli alleati colpirono la chiesa provocando un incendio devastante. Dopo due giorni, in cui le fiamme furono praticamente indomabili, della chiesa non rimasero che le mura perimetrali a incorniciare un pezzo di cielo


L'evento scosse così fortemente l'opinione pubblica che fu addirittura "cantato" in una delle più note canzoni napoletane e quando al termine del conflitto si decise del destino della chiesa, la scelta fu di ricostruirla "dov'era com'era".  
In verità, già allora, questo tipo di orientamento, nel campo del restauro, era considerato abbastanza "discutibile". Nel 1931, infatti, la "Carta di Atene" aveva previsto per casi del genere, scelte meno "storiciste"; la ricostruzione di quello che, a conti fatti, era un "falso storico", era sconsigliata a favore della conservazione di "quel che restava".
Ma in quel momento mezza europa era nelle condizioni della vecchia chiesa angioina.  Città meravigliose come Dresda, Varsavia, Colonia,  erano un cumulo di macerie fumanti. 

Ora se c'è una cosa che  contribuisce a determinare l'immagine della città è senza dubbio il suo centro storico, i suoi monumenti, le sue vie. Una cittadinanza privata di questo è costretta a vivere da "esule" nella sua stessa città perchè non riconosce più le facciate, le pietre che calpesta, le strade che la riportano a casa. 
Ed è per questo che anche grandissimi architetti, che certo non ignoravano le prescrizioni della carta del restauro, scelsero, in quel momento, di sanare la ferita della storia con un restauro stilistico.
Personalmente, pur essendo di diverso avviso, non sono mai riuscita a giudicare del tutto negativamente questa scelta, anche se le immense capriate binate del soffitto di Santa Chiara non sono frutto dei maestri d'ascia del XIV secolo ma di una betoniera.

Così la città riottenne quello che, all'epoca, era il suo tetto più alto. Ma non era un tetto qualsiasi, un tetto rosso ricoperto di coppi o una delle tante terrazze sul golfo oggi rigurgitanti di parabole e verande abusive. Era un tetto diverso, speciale, immediatamene riconoscibile e non soltanto per la sua altezza, ma per il suo colore; un tetto di rame ossidato, un macchia di verde acceso accanto alla traccia scura del decumano inferiore:


Sarà perchè anche io ho bisogno di riconoscere il mo pezzo di storia nelle cose, ma ho sempre amato il verderame, quel colore che ricorda un sesterzo ritrovato in fondo al mare, un vigneto d'estate, un paio di occhi belli.



Ottenere però artificialmente quel tipo di patina sul rame non è facile. Solitamente i metodi più comuni restituiscono un colore blu cobalto, bellissimo ma  che non riesce a conferire agli oggetti quella sorta di qualità "mnemonica" che ha il verderame.

Dopo vari tentativi, tutti rigorosamente falliti, un giorno che ormai non ci pensavo più ho aperto la mia "scatolina degli esperimenti" e l'ho trovata lì: la "verdigris", la patina verde del tetto-simbolo della mia città stampata su una fascia di rame dai bordi ondulati pronta da forgiare.

"VERDIGRIS". Anello in rame forgiato a mano con patina verde e cristallo swarovski color ottanio

venerdì 25 gennaio 2013

Materia


Una delle domande che mi fanno più frequentamente i miei alunni consiste nella differenza che esiste fra il colore "proprio" degli oggetti e quello "applicato". In buona sostanza perchè alcune cose sono pigmentate in un certo modo così, "naturalmente" ed altre invece vengono tinte.
Ovviamente questo quesito apre mille argomenti: dalle leggi del colore a quelle della chimica, dalla  percezione dell'occhio umano a cosa sia un pigmento. Ma sopratutto introduce ad una delle domande centrali che girano intorno all'arte: cosa è "caso" e cosa è "causa" e , se le due cose, possono coincidere.
Il rame, portato ad alte temperature come quelle che può raggingere un cannello da saldatura, si "colora". Diventa bruno e poi rosa e ancora verdastro, violaceo, blu. Sono colori che affiorano sulla superfice rossastra rendendola iridescente e quasi "disegnata" da una intenzionalità estetica che, però, è impossibile dirigere. E' solo il caso a decidere come diventerà quel pezzo di metallo. E nessuno potrà mai dipingerci sopra quello che solo il fuoco riesce a fare affiorare

"IRIDON". Anello a fascia in rame forgiato a mano, texturizzato a scalpello
 e "colorato" a fuoco




domenica 6 gennaio 2013

Sfide

Come scrivevo un anno fa, i primi giorni di gennaio sono sempre forieri di buoni propositi. Molti di quelli che avevo l'anno scorso sono andati in porto, altri no, come ho già spiegato; ma tutto ciò fa "parte del gioco", diciamo così.

Quest'anno vorrei che per me fosse un anno di "sfide". Vorrei provare non solo a fare cose che non ho mai fatto, ma sopratutto a ridare vita a progetti monchi o archiviati come dicevo qualche giorno fa con la bravissima Giada Creazioni.

L'utima volta che ho saldato era il 1986; frequentavo il liceo artistico e lavoravo a piccole sculture metalliche che saldavamo a stagno con un piccolo saldatore elettrico.
Ma stavolta, per quel che devo fare, mi serve la fiamma, il cannello. E anche un po' di coraggio. Ma il primo dei "buoni propositi" di quest' anno è proprio questo:

"IO VI SALDERO!". Proposito di anello in rame interamente forgiato a mano e regolabile. Due pezzi (ancora) da saldare.

mercoledì 2 gennaio 2013

Evoluzioni

Come ho già detto qualche tempo fa, non sono una grande bloggatrice. Ieri questo spazio ha compiuto un anno che, a giudicare dal suo "insuccesso", sembra passato invano. 
E invece sono successe un sacco di cose: ho imparato molto, ho tratto grande soddisfazione da quel che faccio e, mediante la  mia pagina facebook, ho raggiunto tante persone molte delle quali, amiche.
Ma sopratutto il mondo delle forme al quale mi sto rivolgendo in questo momento è mutato. Vorrei che il 2013 rappresentasse una svolta a favore di una sorta di "realismo magico" che, mi piacerebbe, potesse ammantare anche i miei ornamenti.
Buon Anno a tutti.
FOGLIA. Lamina di ottone anticato interamente lavorato a mano.